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      Che sia stato promesso il ritorno, si può veder nel decreto con che forma; ma se sono restati credendo che gl'altri dovessero ritornare, perché non responder alle lettere de' legati, che gl'ammonivano di andar a Bologna? Ma quando chiamano asserta la sospezzione della pestilenzia, è verisimile che gli sia caduta quella voce per caso, altramente, non avendo causa d'allegare contra la traslazione e non mandando, secondo il decreto di Sua Santità, incorrerebbono nelle censure. Né quella divisione vale, se la causa è di loro o di Dio; perché, in quanto a loro appartenga, niuno vuole fargli ingiuria, in quanto sia di Cristo, poiché è question di fatto, è ben necessario dilucidare quello che in fatto non è chiaro: onde avendo l'imperatore chiamato i legati asserti et i padri che sono in Bologna, non concilio, ma privata adunanza, et aggregato molti opprobrii contra la traslazione, fu raggionevole che la causa fosse assonta da Sua Santità, non per fomentar le liti, anzi per sopirle. Se li scandali siano nati per la traslazione o perché essi siano rimasti, da questo solo si può vedere, perché il loro rimanere è causa che non si possi tornarvi; e quando pregano la Santità Sua di ritornar l'interrotto concilio, se ciò intendono delle solite congregazioni, quelle mai si sono intermesse; se della publicazione de' decreti, quella è stata differita in grazia loro, e già tante cose sono discusse in Bologna, cosí della fede, come della riforma, che se ne può far una longa sessione. Perilché pregano la Sua Santità di dar la sentenza, considerando che nissun concilio, fuor di tempo di schisma, è durato tanto quanto questo; onde i vescovi sono desiderati dalle sue chiese, alle quali è giusto che siano renduti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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