Ma con tutto che in diligenza fosse fatta la depurazione de' noncii, nondimeno l'espedizione si differí sino l'anno futuro, perché Cesare non si contentò del modo nel quale non si faceva menzione d'assistere, né autorizare le provisioni da lui fatte, né il pontefice volle mai lasciarsi indurre che ministro alcuno v'intervenisse per suo nome.
[Cesare procaccia l'introduzzione del suo "Interim", e vi trova grandi intoppi]
Partito Cesare d'Augusta, fece ogni diligenza acciò l'Interim fosse ricevuto dalle città protestanti, e trovò per tutto resistenza e difficultà, e nissun luogo vi fu dove non succedesse travaglio, perché li protestanti detestavano l'Interim piú che i catolici. Dicevano che fosse un stabilimento totale del papismo; biasimavano sopra tutto la dottrina della giustificazione e che fosse posta in dubio la communione del calice et il matrimonio de' preti. Il duca Giovanni Frederico di Sassonia, se ben priggione, liberamente disse che Dio e la propria conscienza, a' quali era sopra tutto tenuto, non glielo permettevano. Dove fu ricevuto, successero infiniti casi, varietà e confusioni, sí che fu introdotto in qualonque luogo diversamente, e con tante limitazioni e condizioni, che piú tosto si può dire che da tutte fosse reietto, che da alcune accettato. Né li catolici si curavano d'aiutare l'introduzzione, come quelli che non l'approvavano essi ancora. Quello che fermò Cesare assai fu la modesta libertà d'una picciola e debole città, la quale lo supplicò che, essendo patrone della roba e della vita di tutti, concedesse che la conscienza fosse di Dio; che se la dottrina proposta a loro fosse ricevuta da esso e tenuta per vera, averebbono un grand'essempio da seguire; ma che Sua Maestà vogli constringere loro ad accettare e credere cosa che la medesima Maestà Sua non l'ha per vera e non la seguita, pareva a loro di non potersi accommodare.
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