Si confermò maggiormente l'opinione che il papa dovesse riuscir piú attento agl'affetti privati che alle publiche essiggenze, per la promozione che fece il dí 31 maggio d'un cardinale, a cui diede, secondo il costume usato, il suo capello.
Essendo Giovanni Maria di Monte ancora vescovo sipontino al governo della città di Bologna, ricevette nella sua famiglia un putto piacentino di nazione, de' natali del quale non è passato notizia al mondo. A questo prese tanto affetto, quanto se gli fosse stato figlio. Vi è memoria che, essendo quello infermato in Trento di morbo grave e longo, con opinione de' medici che doveva condurlo a morte, per conseglio loro lo mandò in Verona per mutar aria, dove avendo ricuperato la sanità e ritornando in Trento, l'istesso giorno del suo arrivo uscí il legato dalla città per diporto, accompagnato da gran numero de prelati, e l'incontrò appresso la città con molti segni d'allegrezza; che diede da parlar assai, o fosse stato questo incontro per caso, o fosse il cardinale andato a studio sotto altro colore a questo effetto d'incontrarlo. Egli era solito dire che l'amava e favoriva come artefice della sua fortuna, atteso che dagli astrologi era predetta gran dignità e ricchezze a quel giovine, quali non poteva aver se egli non ascendeva al papato. Subito creato pontefice volle che Innocenzio (cosí era il nome del giovine) fosse adottato per figlio di Baldoino del Monte, suo fratello, per qual adozzione si chiamò Innocenzio di Monte e conferitogli molti beneficii, il giorno sopra detto lo creò cardinale, dando materia di discorsi e pasquinate a' corteggiani romani, che a gara professavano dire la vera causa d'un azzione tanto insolita per congetture di varii accidenti passati.
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