Fu approvato da tutti questo parer e risoluto che non si dovesse mostrar d'aver questo timore; solo accennar all'imperatore che si prevede, ma insieme mostrargli che non si dubita, ma si ha preparato il rimedio.
[Il papa dà parte a Francia e a Cesare della sua risoluzione]
Maturata questa consultazione e risoluto di rimetter il concilio in Trento, il papa ne diede conto al cardinale di Ferrara et all'ambasciatore francese, e spedí anco corriero espresso al re di Francia a significargli il suo pensiero, soggiongendo che gl'averebbe per questo mandato un noncio per dargli conto piú particolare delle raggioni che l'avevano mosso. Et in fine di giugno spedí tutt'in un tempo due noncii, Sebastiano Pighino, arcivescovo sipontino, all'imperatore, et il Triulcio, vescovo di Tolone, al re di Francia. A quello diede instruzzioni di parlare conforme alle deliberazioni prese nella congregazione; al Triulcio ordinò che andasse per le poste, acciò potesse dar presto aviso della mente del re, la qual voleva aspettar di saper, prima che passar piú inanzi. Gli diede instruzzione di dar conto particolare delle cause perché deliberava di ritornar il concilio in Trento: l'essersi la Germania sottomessa, il farne instanza l'imperatore, il non potersi continuare in Bologna per la causa sopra narrata, et acciò le cose de' protestanti non si fossero accommodate in qualche maniera pregiudiciale, versando la colpa sopra il papa. Ma che il primo, e precipuo fondamento lo faceva sopra l'assistenza di Sua Maestà Cristianissima e l'intervento de' prelati del suo regno: le quali cose sperava ottener per esser Sua Maestà protettore della fede et immitator di suoi maggiori, mai discostatisi dal parere e consegli de' pontefici.
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