Trovò il papa via di mezo, mandando un legato con doi noncii con autorità pari, pensando anco di dover esser meglio servito, perché le speranze fanno operar con diligenza maggiore. Voltato l'occhio sopra tutti i cardinali, non trovò il piú confidente suo et insieme di valore che Marcello Crescenzio, cardinale di San Marcello; a questo aggionse per noncii Sebastiano Pighino, arcivescovo sipontino, et Alovisio Lipomano, vescovo di Verona; in quello elesse una stretta confidenza tenuta con lui inanzi il ponteficato, in questo una fama di pietà, bontà e lealtà grande. Con tutti tre avendo tenuto molti secreti consegli et apertogli il sincero del suo core et instruttigli intieramente, diede un amplo mandato d'intervenir per nome suo al concilio: la continenza del quale fu: al padre di famiglia appartiene sostituir altri a far quello che commodamente non può esso medesimo. Perilché, avendo ridotto in Trento il concilio generale, intimato da Paolo, sperando che i re e prencipi averebbono prestato il loro favore et assistenza, citò i prelati, soliti ad intervenirvi, per il primo di maggio, per reassumer il concilio nello stato che si ritrovava; ma per la sua grave età et altri impedimenti non potendo secondo il suo desiderio trovarvisi personalmente presente, non volendo che la sua assenza porti impedimento, constituisce Marcello cardinale zelante, prudente e saputo, per legato, et il sipontino e veronese, conspicui in scienza et esperienza, noncii, con special mandato con le clausule opportune; mandandogli come angeli di pace, dando loro autorità di reassumer, indrizzar e proseguir il concilio e far tutte le altre cose necessarie et opportune, secondo il tenore delle lettere di convocazione sue e del predecessore.
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