Il re di Francia cercò di persuader al pontefice per mezo di Termes, suo oratore, che con buone raggioni aveva pigliato la difesa di Parma, pregandolo di contentarsene e mostrandogli che, altrimenti facendo et anteponendo la guerra alla pace, non solo sarebbe con danno d'Italia, ma impedirà anco la prosecuzione del concilio, overo lo farebbe dissolvere; e se pur ciò non succedesse, non potendovi andar alcun vescovo francese, non sarà raggionevole che si chiamasse concilio generale. Il papa s'offeriva far per il re tutte le cose, eccetto quello che egli desiderava, et essendo tra lui e l'ambasciatore passati molti raggionamenti e rapresentatogli che il re non poteva per alcuna cosa ritirarsi e che, quando Sua Santità non avesse voluto restar neutrale, ma esser ministro delle voglie dell'imperatore, dal quale il re era certo che si lasciava guidare, la Maestà Sua sarebbe stata sforzata ad usar quei rimedii di raggione e di fatto che i maggiori suoi avevano usato contra i pontefici dimostratisi parziali, si mise il papa in colera, o pur finse d'esservi entrato, e rispose che, se il re gli togliesse Parma, egli leverebbe a lui la Francia, e se gli levasse l'obedienza di Francia, egli leverebbe a lui il commercio di tutta cristianità; e se trattasse d'usar forze, farebbe il peggio che potesse; se editti, proibizioni et altre tal cose, gli faceva intendere che la sua penna, carta et inchiostro non sarebbono inferiori. Ma se ben il pontefice parlava cosí alto, aveva però qualche timore; onde, per eccitar l'imperatore, gli fece significare per il vescovo d'Imola, suo noncio che aveva mandato in luogo del sipontino, tutti li raggionamenti passati col francese, con dirgli appresso che in Roma si stava in dubio d'un altro sacco per tanti romori de' turchi e francesi, e si dubitava di concilii nazionali.
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