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      Recitate le lettere, l'abbate lesse una protestazione contenente narrazione della protesta fatta da Termes in Roma, dicendo che il re, dopo presa la difesa di Parma, vedendo che le cose lodevoli da lui fatte erano riprese, usò gran cura acciò Paolo Termes, suo oratore, del tutto dasse conto al pontefice et al collegio de' cardinali per levargli ogni sinistra opinione, mostrando che l'aver preso la protezzione del duca fu effetto d'animo pio, umano e regio, nel che niente d'artificio o di proprio commodo, ma il solo rispetto della Chiesa interveniva; e si mostrava per le proposte d'accordo, che ad altro non miravano se non che quella città non fosse rubata alla Chiesa et Italia si conservasse in pace e libertà; e se il papa riputava questo causa da metter tutta Europa in guerra, ne sentiva dispiacere, ma non poteva esser ad esso imputato, avendo non solo accettato, ma offerto anco tutte le condizioni oneste et opportune. Né meno gli poteva la dissoluzione del concilio convocato esser ascritta, pregando il papa a considerar i mali che dalla guerra seguirebbono e con la pace prevenirgli. Al che non volendo la Santità Sua attendere, anzi amando piú tosto l'incendio d'Europa e l'impedimento del concilio, con dar anco sospetto che fosse convocato non per utilità della Chiesa, ma per interessi privati, escludendo da quello un re Cristianissimo, Sua Maestà non aveva potuto far di non protestar a lui, et insieme al collegio che non poteva mandar i suoi vescovi a Trento, dove l'accesso non era libero e sicuro, e che non poteva stimar concilio generale della Chiesa, ma privato, quello dal quale egli era esclu


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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