Il pontefice in questo ingannò il mondo, non per desiderio di far concilio, ma non volendo nella dissoluzione metter del suo, risoluto che se si fosse separato senza di lui, averebbe con bocca aperta risposto a chi l'avesse di nuovo ricchiesto, d'aver fatto la parte sua e non voler saperne altro. Ma la protestazione fatta in Trento, in luogo cosí conspicuo, si publicò immediate per tutto con ogni particolare e porse materia de raggionamenti. Gl'imperiali l'avevano per una vanità, dicendo riputarsi sempre legitimo l'atto della maggior parte dell'università, quando la minor chiamata non ha voluto o potuto intervenire; che al concilio tutti sono chiamati et i francesi averebbono anco potuto andar senza passar per le terre del papa; ma quando non, la sua assenza non derogar al concilio, perché non sono sprezzati, anzi invitati. Si diceva in contrario che non era invitare il chiamare in parole et escludere in fatti; e quanto alle terre del papa, potersi andar a Trento di Francia senza di là passare, ma non potersi senza transitare per quelle dell'imperatore; e la maggior parte allora aver forse l'intiera autorità, non potendo la minor comparire, quando taccia presupponendosi consenziente, e, se non vuol, avendosi per contumace. Ma se protesta, vuol il luogo suo, e massime, quando l'impedimento viene da chi la chiama, non poter esser valida l'azzione in assenza sua.
E li conseglieri del parlamento di Parigi dicevano anco qualche cosa di piú: cioè esser vero che si trasferisce l'autorità di tutta l'università nella maggior parte, quando la causa è commune di tutti e niente è de' particolari; ma quando il tutto è di tutti e ciascuno ha la sua parte, allora è necessario l'assenso di ciascuno et prohibentis conditio potior, e senza il voto degli assenti quelli non possono esser obligati.
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