Il qual manifesto fu verificato in parlamento con proposta del procurator generale del re, nella quale diceva che non era cosa nuova, ma usata da Carlo VI, Luis XI e Luis XII e conforme alla legge commune, che danari non siano portati a' nimici, e che sarebbe cosa troppo dura che con danari di Francia fosse fatta guerra al re, et esser meglio per i sudditi del regno conservar i soldi proprii e non curarsi di dispense, le quali non sono bastanti a sicurar la conscienza, né altro sono che un colore agli occhi degl'uomini, quale appresso Dio non può occultar la verità.
Non potevano sopportar né a Roma, né a Trento che il re protestasse contra il papa e volesse anco fargli guerra, e tuttavia dicesse che conservava la medesima riverenza verso la Sede apostolica, non essendo la Sede apostolica altro che il papa. Al che i francesi rispondevano che l'antichità non ebbe questa opinione: anzi Vittor III, che fu pur, tra i papi, di quelli che molto si assonsero, disse che la Sede apostolica era sua signora. L'istesso fu detto inanzi lui da Steffano IV e da' piú vecchi Vitaliano e Costantino. Appar chiaro che per Sede apostolica viene intesa la Chiesa romana; altrimente quando fosse una stessa cosa col papa, anco gli errori e difetti del papa sarebbono della Sede apostolica.
Il re di Francia, temendo che per la sua dissensione col pontefice i desiderosi di mutazione di religione non facessero qualche novità che partorisse sedizione, overo egli non fosse posto in concetto cattivo del popolo, come che avesse animo alieno dalla catolica, e forse anco per aprir una porta di potersi conciliare con Roma, fece un severissimo editto contra i luterani, confermando tutti gli altri da lui publicati per inanzi et aggiongendo maggior pene e piú modi di scoprir i colpevoli e premii a' denonciatori.
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