Il primo modo chiamarsi naturale, perché a tutti i corpi conviene; il secondo, sí come è singolare, cosí non potersi esprimere con alcun nome conveniente ad altri e non potersi chiamar sacramentale, che vorrebbe dire esser non realmente, ma come in segno, non essendo altro sacramento che sacro segno, eccetto se per sacramentale non si voglia intender un modo reale proprio a questo sacramento solo e non agl'altri sacramenti. I francescani desideravano che si dicesse un corpo, per la divina omnipotenza, poter esser veramente e sostanzialmente in piú luoghi e, quando di nuovo acquista un luogo, esser in quello perché ci va, non però con mutazione successiva, come quando lascia il primo per acquistar il secondo, ma con una instantanea, per quale acquista il secondo senza perder il primo; et aver Dio cosí ordinato che, dove il corpo di Cristo sia, non vi resti la sostanza d'altra cosa, ma quella cessi d'essere, non però annichilandosi, perché in vece sua succede quella di Cristo, e per tanto veramente chiamarsi transostanziazione, non perché di quella si faccia questa, come i dominicani dicono, ma perché a questa quella succede. Il modo come Cristo è nel cielo e come è nel sacramento non esser differenti quanto alla sostanza, ma solo per la quantità: esser in cielo, occupando la magnitudine del corpo suo tanto spacio quanto ella è; nel sacramento la magnitudine esservi sostanzialmente e senza occupare. Imperò ambidue i modi esser veri, reali e sostanziali, e quanto alla sostanza anco naturali; rispetto alla quantità l'esser in cielo è naturale, l'esser nel sacramento miracoloso; differenti in questo solo che in cielo la quantità si trova con effetto di quantità, e nel sacramento ha condizione di sostanza.
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