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      Operarono però che da Giovanni Battista Castello, bolognese, fosse parlato nella congregazione seguente nell'istessa materia, in modo che, senza contradir a Gropero, fosse mortificata l'apparenza delle raggioni da lui allegate. Egli incomminciò dalle lodi dell'antichità della Chiesa, toccando però con destrezza che in quei medesimi tempi vi erano le sue imperfezzioni, in qualche parte maggiori delle presenti: ringraziato Dio, diceva, che non è oppressa la Chiesa, come quando gli arriani a pena la lasciavano apparire; non si debbe tanto lodare la vecchiezza, che non si reputi anco che ne' secoli posteriori qualche cosa non sia fatta migliore. Quelli che lodano i giudicii sinodali non hanno veduto i defetti di quelli, l'infinità, longhezza nelle espedizioni, gl'impedimenti nel diligente essamine, la difficoltà nell'informare tanti, le sedizioni per le fazzioni; è ben da credere che siano stati intermessi perché non bene succedevano; li fori et ufficiali furono introdotti per rimediare a quei disordini; non si può negare che questi non ne portino altri, degni di provisione; questo bisogna fare, ma non rimettere in piedi quello che fu abolito per non potersi tolerare. Nell'appellazioni si costumava passare per i mezi e non andar al supremo, e questo si è levato, perché i capi delle provincie e regioni erano fatti tiranni delle chiese: s'ha introdotto per rimedio il portare tutti i negozii a Roma. Questo ha il suo male: la lontananza, la spesa, ma piú tolerabili che l'oppressione; chi ritornasse il modo di prima, si troverebbe, per aver rimediato ad un male, averne causato molti, e ciascuno maggiore.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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