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      Ma sopra tutto doversi considerare che non conviene l'istesso modo di governo ad una cosa publica in tutti i tempi, anzi come quello fa delle mutazioni, cosí conviene mutare il governo; il modo di regger antico non sarà fruttuoso, se insieme lo stato della Chiesa non torna l'antico: chi, attendendo il modo come i putti si governano e come quella libertà di mangiare e bere ogni cosa in ogni tempo è causa di sanità e robustezza, pensasse a governare cosí un vecchio, si troverebbe molto ingannato. Le chiese erano picciole, circondate da pagani, unite tra loro come vicine al nimico; adesso son grandi e senza contrario che le tenga in ufficio, onde le cose communi sono neglette et è necessario che siano da uno curate. Se in ciascuna provincia le cause restassero, fra pochi anni tanta diversità nascerebbe, che sariano contrarie l'una all'altra, che non apparirebbono della medesima fede e religione. I pontefici romani negl'antichi tempi non hanno assonto a loro molte parti del governo, quando vedevano che caminava ben; l'hanno riservate a sé, quando dagl'altri sono state abusate. Molti sono dopo succeduti pontefici di santa vita et ottima intenzione, che le averebbono restituite, quando non avessero veduto che in materia corrotta non potevano esser ben usate. Concluse che per servar l'unità della Chiesa era necessario lasciar le cose nell'istesso termine.
      Ma né questo piacque manco a' prelati italiani, quali, se ben volevano conservata l'autorità del papa, desideravano esserci per qualche cosa; massime dovendo star alla residenza: però si venne a temperamenti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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