A molti parve che fosse un ascondersi dietro ad un filo, ma non sapendo trovar meglio, questo passò. Dovendosi per tal causa levar dalli capi di dottrina e dagl'anatematismi le materie che si riservavano, furono anco divisi gl'anatematismi che restavano per maggior chiarezza e ridotti ad 11. Volendo stabilir i decreti contra gli abusi, fu difficoltà dove porgli: tra quelli della fede non capivano, essendo di ceremonie et usi; tra quei della riforma non parevano condecenti per la diversità della materia; il porgli da sé, come un terzo genere, era novità che alterava l'ordine instituito. Dopo molta disputa fu concluso di tralasciargli per mettergli poi insieme co' decreti della messa. I capi della riforma furono accettati senza difficoltà, essendo già stabiliti da quei medesmi. Restava la forma del salvocondotto, che fu rimessa a presidenti, quali, chiamati i prattici di tal formule, la componessero: che aiutò il legato a far passar quella che da Roma gli era stata mandata.
[Terza sessione e 'l suo decreto]
Venuto il giorno 11 ottobre, secondo il modo usato s'andò alla chiesa: cantò la messa il vescovo di Maiorica, il sermone fu fatto dall'arcivescovo di Torre, tutto in encomio del sacramento dell'eucaristia, e fatte le altre solite ceremonie, dal vescovo celebrante fu letto il decreto della dottrina, la sostanza del quale fu: che la sinodo, congregata per espor l'antica fede e rimediar agli incommodi causati dalle sette, sin dal principio ebbe desiderio d'estirpar il loglio seminato in materia dell'eucaristia; perilché, insegnando la dottrina catolica sempre creduta dalla Chiesa, proibisce a tutti i fedeli per l'avvenire di creder, insegnare o predicare altrimente di quanto è esplicato.
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Roma Terza Maiorica Torre Chiesa
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