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      Prima insegna che nell'eucaristia, dopo la consecrazione, si contiene Cristo vero, real e sustanzialmente sotto le apparenzie delle cose sensibili, non repugnando che egli sia in cielo, nel modo d'esser naturale, e nondimeno presente in sua sostanza in molti altri luoghi sacramentalmente, con un modo d'esser che si crede per fede et a pena si può esprimer con parole; imperoché tutti gl'antichi hanno professato Cristo aver instituito questo sacramento nell'ultima cena, quando dopo la benedizzione del pane e del vino disse di dar il suo corpo et il suo sangue con chiare e manifeste parole, le quali avendo apertissima significazione, è gran sceleratezza torcerle a figure imaginarie, negando la verità della carne e del sangue di Cristo. Insegna appresso che Cristo ha instituito questo sacramento in memoria di sé, ordinando che fosse ricevuto come spiritual cibo dell'anima e come medicina per le colpe quotidiane e preservativo da' peccati mortali, pegno della futura gloria e simbolo del corpo del quale egli è capo. E se ben questo sacramento ha di commune con gl'altri che è segno di cosa sacra, nondimeno questo ha di proprio, che avendo gl'altri la virtú di santificar nell'uso, questo contiene l'autor della santità inanzi l'uso: imperoché gl'apostoli non ancora avevano ricevuto l'eucaristia di mano del Signore, quando egli diceva che era suo corpo, e sempre la Chiesa ha creduto che il corpo di Cristo è sotto la specie di pane et il sangue sotto quella del vino per virtú della consecrazione; ma per concomitanza ogn'uno sia sotto ciascuna delle specie e sotto ciascuna delle parti loro, quanto sotto ambedue; decchiarando che per la consecrazione del pane e del vino si fa una conversione di tutta la sostanza d'essi nella sostanza del corpo e sangue di Cristo, la qual conversione la Chiesa catolica ha chiamato transostanziazione, con termine conveniente e proprio, perilché i fedeli danno l'onor di latria debito a Dio a quel sacramento, e religiosamente è stato introdotto di lui far una particolar festa ciascun'anno e portarlo in processione per i luoghi publici.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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