In materia di fede furono formati 12 articoli sopra il sacramento della penitenza, tratti di parola in parola da' libri di Martino et altri suoi discepoli, per esser disputati da' teologi se si dovevano tener per eretici e come tali dannargli; li quali furono talmente mutati et alterati nel formar gl'anatematismi, dopo uditi i voti de' teologi, che non restandone vestigio è superfluo recitargli. A questi articoli furono congionti altri 4 dell'estrem'onzione per tutto corrispondenti a' 4 anatematismi stabiliti. Nel medesimo foglio dove erano gl'articoli descritti, erano soggionti tre decreti: che i teologi dovessero dir il parer loro, traendolo dalla Sacra Scrittura, tradizioni apostoliche, sacri concilii, constituzioni et autorità de' sommi pontefici e santi padri e dal consenso della Chiesa catolica, con brevità, fugendo le questioni inutili e le contenzioni pertinaci; che l'ordine nel parlar fosse prima de' mandati dal sommo pontefice, in secondo luogo de' mandati dall'imperatore, in terzo quei di Lovanio mandati dalla regina, in quarto i teologi venuti con gli elettori, in quinto i chierici secolari, secondo le promozioni loro, in sesto i regolari, secondo i loro ordini; che le congregazioni fossero fatte due volte al dí, la matina da 14 ore sino a 17, il dopo pranso da 20 sino a 23. Gl'articoli della riforma furono formati 15, i quali corrispondendo a' capi che poi furono stabiliti, eccetto il decimoquinto, nel quale si proponeva di statuire che non si potessero dar beneficii in commenda se non a persona che avesse la medesima età ricercata dalla legge a chi debbe averlo in titolo: il qual articolo, quando di lui si parlò, fu facilmente posto in silenzio, come quello che impediva molti prelati dal rinonciar i beneficii a' nepoti.
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