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      Il pontefice, il qual (come s'è detto) scrisse lettere a' svizzeri catolici invitandogli al concilio, continuò sempre per mezo degl'ufficii di Gieronimo Franco, suo ambasciatore, a far la stessa instanza, nel che anco era aiutato da Cesare. In contrario operava il re di Francia per mezo di Morleo Musa, suo ambasciatore, aiutato dal Vergerio, il quale, come conscio de' secreti e fini romani, gli somministrò il modo di persuader quella nazione, e scrisse anco un libro in questa materia, sí che nella dieta di Bada, che allora si tenne, non solo i svizzeri evangelici, ma i catolici ancora restarono persuasi di non mandar alcuno, et i Grisoni, per gl'avvertimenti del Vergerio entrati in sospetto che il pontefice machinasse cosa di loro pregiudicio, richiamarono Tomaso Planta, vescovo di Coira, che già era nel concilio.
     
     
      [Gli articoli sono discussi d'una nuova maniera]
     
      In Trento furono sollecitate le congregazioni de' teologi, da' quali, se ben si parlò con l'ordine de' 12 articoli proposti, fu nondimeno trattata tutta la materia della penitenza, non solo secondo che i scolastici, ma anco come i canonisti la trattano, seguendo Graziano che ne fece una questione, per la longhezza sua divisa poi in 6 distinzioni; e l'esser stato da' presidenti prescritto il modo di dedur e provar le conclusioni per i 5 luoghi sopradetti non fece evitar la prolissità e superfluità e le inutili e vane questioni, anzi diede occasione a maggiori abusi, poiché, parlando scolasticamente, si stava almeno nella materia et il discorso era tutto serio e severo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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