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      Desideravano ancora che si decchiarasse qualche segno esterno certo per materia del sacramento, perché altramente non si risponderà mai alla obiezzione degl'avversarii.
      A' teologi francescani due cose sopra modo dispiacevano: l'una, l'aver dicchiarato per materia del sacramento la contrizione, confessione e satisfazzione; non perché non le avessero per necessarii requisiti alla penitenza, ma non per parti essenziali d'essa; dicevano esser cosa chiara che la materia ha da esser cosa che dal ministro è applicata al recipiente e non operazione del recipiente medesimo; che in tutti i sacramenti questo appare, e però esser grand'inconveniente metter gli atti del penitente per parte del sacramento. Esser cosa indubitata che la contrizione non si ricerca meno al sacramento del battesmo che a quello della penitenza; e pur tuttavia non si mette per parte del battesmo. Che gl'antichi inanzi il battesmo ricercavano la confessione de' peccati, come anco san Giovanni da quelli che battezava, e facevano anco star i catecumeni in penitenze, e nondimeno nissun disse mai che queste fossero parti, né materia del battesmo; e però condannar questa opinione tenuta dagl'antichi teologi della religione francescana et anco al presente da tutta la scola di Parigi, era un passar i termini. Ancora si lamentavano che fosse dicchiarato per eresia il dire l'assoluzione sacramentale esser declarativa, poiché questo fu il senso aperto di san Girolamo, et il Maestro delle sentenze e san Bonaventura e quasi tutti i teologi scolastici hanno chiaramente detto che l'assoluzione nel sacramento della penitenza è un dichiarar assoluto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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