[Ambasciata di Vittemberga al concilio. Cesare viene a Ispruc]
Mentre che si trattavano queste materie, gionsero in Trento Giovanni Teodorico Pleniagoro e Giovanni Eclino, mandati ambasciatori dal duca di Vittemberga al concilio con ordine che dovessero presentare publicamente la confessione della loro dottrina, della quale di sopra s'è parlato, et insieme dire che sarebbono andati teologi per esplicarla piú copiosamente e difenderla, purché gli fosse data sicurezza e salvocondotto, secondo la forma del concilio basileense. Questi si presentarono al conte di Montfort, ambasciatore cesareo, mostrarono il loro mandato e dissero aver commissione di proponer alcune cose in concilio. Il che dal conte riferito al legato, egli rispose che, sí come gl'altri ambasciatori inanzi ad ogni altra cosa si presentano a' presidenti per nome del pontefice e gli significano la somma dell'ambasciaria, cosí dovevano far i vittembergici; però andassero, che egli gl'averebbe ricevuto con ogni umanità. Il conte fece la risposta, della quale non si contentarono, dicendo questo essere a punto uno de' capi ricchiesti in Germania che nel concilio il papa non presedesse, al che non volendo contravenire senza ordine del suo prencipe, averebbono scritto et aspettato risposta. Provò il conte con destro modo di sottrar quel tutto che il loro carico portava per avisarne il legato. Ma i vittembergici, stando sopra i generali, non uscirono a specificazione alcuna. Il legato diede immediate aviso a Roma, ricercando il modo di governarsi, massime che s'intendeva doverne venir altri ancora.
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