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      Al 7 di gennaro gionsero a Trento Volfio Colero e Leonardo Badehorno, ambasciatori di Maurizio, elettor di Sassonia, che diede grand'allegrezza agl'elettori e prelati germani, assicurati di questo che Maurizio non tentasse novità. Trattarono prima con gl'ambasciatori di Cesare, dicendo che il suo prencipe, come desideroso della concordia, aveva deliberato mandar al concilio alcuni teologi, uomini pii et amatori della pace, il che averebbono anco fatto gli altri prencipi protestanti: ma era necessario prima un salvocondotto nella forma del basileense, e che tra tanto in concilio si fermasse ogni trattazione, e che gionti quelli si reessaminassero le cose già trattate, non essendo concilio generale se non vi intervengono tutte le nazioni. Che il pontefice non vi abbia autorità di presedere, ma si sottoponga al concilio e relassi il giuramento a' vescovi, acciò i voti siano liberi. Aggionsero gl'ambasciatori che nella congregazione de' padri averebbono esposto le cose piú abondantemente, la qual desideravano che si adunasse presto, perché i teologi erano 40 miglia lontani et aspettavano solo d'esser chiamati. Gl'ambasciatori cesarei risposero buone parole, perché Cesare, per trattener Maurizio, aveva commandato che fossero ben trattati. Questi ambasciatori fecero i medesimi officii co' prencipi elettori e col cardinale di Trento, ma ricusarono di trattare col cardinale Crescenzio e co' suoi colleghi per non parer che gli riconoscessero. Instavano d'esser admessi in publico per presentare le patenti loro et esser ricevuti come erano stati accettati quelli dell'elettor di Brandeburg; di che i cesarei gli davano speranza, anzi promessa, per trattenergli.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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