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      Il tenor di quella in sostanza fu: che la santa sinodo, per non ritardare il progresso del concilio, che riceverebbe impedimento per le dispute che nascerebbono quando s'avesse da essaminare co' debiti termini qual sorte di persone possono comparere nella sinodo e qual sorte di mandati e scritture possono esser presentati e per i luoghi del seder, dicchiara che se fosse admesso in persona o per sostituto alcuno che non dovesse esser ricevuto per disposizione della legge o uso de' concilii, o non sedesse in debito luogo che se gli conviene, overo se fossero admessi mandati, instrumenti, proteste o altre scritture che offendessero o potessero offender l'onore, l'autorità o potestà del concilio, perciò non sia, né s'intendi esser pregiudicato al presente concilio o agli altri futuri generali in perpetuo, essendo intenzione di questa sinodo che si rimetti la pace e la concordia nella Chiesa in qualonque modo, purché sia lecito e conveniente.
      Dopo furono introdotti gl'ambasciatori sassoni, dove entrati e fatta riverenza al consesso, parlò il Badehorno, usando titoli "reverendissimi et amplissimi padri e signori". La sostanza del suo parlar fu: che Mauricio, elettor di Sassonia, dopo aver pregato a loro l'assistenza dello Spirito Santo e l'essito salutare della azzione, gli faceva saper aver già molto tempo deliberato, se mai si celebrava concilio generale libero e cristiano, dove le controversie della religione fossero giudicate secondo la Scrittura e tutti potessero sicuramente parlare e fosse instituita riforma nel capo e ne' membri, mandarvi i suoi teologi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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