Ma cesserà la maraviglia sapendo che il pontefice fu, secondo il solito, avisato di punto in punto di tutti i successi e dissegni, et al primo arrivo de' vittembergici, et alla nuova che altri s'aspettavano avisato, rispose a' suoi legati e noncii che i protestanti fossero trattati con maggior umanità che fosse possibile, che sapeva bene esser necessario in simili avvenimenti sopportar qualche indegnità per condescendere; però in questo usassero prudenza, accommodandosi alla necessità, perché in fine cede in onore l'aver sofferito alcuna cosa. S'astenessero bene d'ogni publico colloquio, o in scrittura, o in voce, in materia di religione. Procurassero con gli ufficii e con le speranze di guadagnar alcuno de' dottori protestanti e non perdonassero a qualche spesa. Fu il papa avisato dal legato di passo in passo che si andava facendo, non però gli parve occorrer cosa che dovesse fargli mutar proposito. Et alle cose del concilio dopo questa sessione non pensava molto, perché, avendo preso qualche ombra dell'imperatore, ascoltava le proposte d'alcuni francesi. Ma quando intese che gl'ambasciatori imperiali avevano dato a' protestanti speranza di moderar la potestà ponteficia e detto che aspettavano di veder la porta aperta con la negoziazione loro per dover poi secondare et introdur le cose che avevano dissegnato, e che molti de' padri riputavano necessario restringer l'autorità papale, avendo altri riscontri che di tal mente fossero tutti i spagnuoli e che Cesare dissegnava alzarsi piú coll'abbassar il pontificato, e pensava di fomentare i protestanti a questo, per mostrare che da sé non procedesse, alienato l'animo da lui per voltarlo al re di Francia, porgeva orrecchie alla trattazione per nome del re dal cardinale Tornone, dall'essecuzione della quale ne seguiva senza sua opera la dissoluzione del concilio e senza che esso si mostrasse desiderarla.
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Cesare Francia Tornone
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