Perilché i noncii intimarono la publica sessione per il 28 d'aprile, tanto era urgente il timore che non gli concesse aspettare 2 giorni il destinato al concilio.
[Decreto dell'ultima sessione, censurato a Roma]
Alla qual convennero quei pochi rimasti, e dopo le ceremonie ecclesiastiche, perché quanto alle pompe quella volta furono tralasciate, fu dal noncio sipontino fatto legger un decreto per il secretario, la sostanza del quale era: che la sinodo, presidenti i doi noncii, per nome proprio e del cardinale Crescenzio legato, gravemente infermo, è certa esser noto a tutti i cristiani che il concilio di Trento, prima congregato da Paolo e dopoi restituito da Giulio, a petizione di Carlo imperatore, per restituir la religione, massime in Germania, e per emendazione de' costumi; e che in quella essendo convenuti molti padri di diverse regioni, non perdonando a fatiche e pericoli, il negozio era incaminato felicemente, con speranza che i germani novatori dovessero andar al concilio disposti d'acquietarsi alle raggioni della Chiesa, ma per astuzia del nemico repentinamente sono eccitati tumulti che hanno costretto ad interromper il corso, levata ogni speranza di progresso, anzi con timore che la sinodo fosse piú tosto per irritare le menti di molti che placarle; perilché essi vedendo ogni luogo, e specialmente Germania, ardere di discordie e che i vescovi tedeschi, specialmente gl'elettori, erano partiti per proveder alle loro chiese, ha deliberato non opporsi alle necessità, ma tacer sino a tempi migliori; e per tanto sospendere il progresso del concilio per 2 anni, con condizione che, se le cose saranno prima pacificate inanzi il fine di quel tempo, s'intenda che il concilio ripigli il suo vigore e fermezza, e se gl'impedimenti non saranno cessati in capo di 2 anni, s'intenda che la sospensione sia levata, subito levati gli impedimenti, senza nuova convocazione del concilio, intervenendo a questo decreto il consenso e l'autorità di Sua Santità e della Santa Sede apostolica.
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