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      In somma, se la forza de' decreti conciliari pende dalla conferma del papa, inanzi quella sono pendenti e possono essere rivocati in dubio e posti in maggior discussione, contra quello che sempre s'era negato a' protestanti. La conclusione d'alcuni era che il decreto fosse una dicchiarazione di non aver bisogno di conferma. I protestanti non pensarono a queste raggioni, quali quanto sono piú valide nella dottrina della Sede romana, tanto piú il valersene sarebbe di detrimento alle pretensioni loro. Ma perché della validità di questo decreto fu maggiormente parlato l'anno 1564 quando il concilio si finí, sarà differito parlar del rimanente sino a quel tempo.
     
     
      [Maurizio tratta con Cesare e lo sforza con l'arme all'accordo di religione e della libertà di Germania]
     
      Ma con tutto che i protestanti fossero superiori nel maneggio della guerra, non restava Maurizio di trattare amichevolmente con Ferdinando, anzi, per questo ancora andare ne' Stati suoi a ritrovarlo, non ricchiedendo altro che la liberazione del lantgravio suocero, la libertà di Germania e la pace della religione; e nondimeno, facendo continuo progresso le armi de' protestanti, l'imperatore, quantonque non fosse in ordine di resistere, parendogli nondimeno d'aver ancora la Germania sotto il giogo, non si poteva accommodare a cedere in parte la dominazione assonta; se ben Ferdinando, dopo aver molto con Maurizio trattato, s'era trasferito in Ispruc a persuader il fratello. Ma accostandosi a quella città le armi nimiche, l'imperatore fu costretto fuggire di notte con tutta la sua corte, e caminato alquanto per i monti di Trento, voltatosi, si ridusse a Villaco, città di Carinzia a' confini de' veneziani, con tanto spavento che prese anco timore, perché quel senato, per sicurezza de' confini suoi, spinse numero de soldati verso quel luogo, quantonque dall'ambasciatore veneto fosse assicurato che quelle arme erano per suo servizio, se fosse stato bisogno.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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