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      Per il contrario i catolici non volevano che fosse permesso agl'ecclesiastici mutar religione, ritenendo il grado; ma se un vescovo o abbate abbracciasse l'altra, dovesse perder la degnità. Né meno alle città, che avevano già 7 anni ricevuto il decreto d'Augusta dell'Interim, fosse permesso di tornar alla confessione augustana.
      Passarono da una parte e dall'altra scritture sopra ciò e finalmente l'una parte e l'altra rallentò il rigore. Gl'ecclesiastici si contentarono che le città facessero a modo loro, et i protestanti cessero la pretensione quanto agl'ecclesiastici, et a 25 di settembre fu fatto il recesso: che essendo necessario per ultimar legitimamente le cose della religione un concilio generale o nazionale, né potendosi congregar per molte difficoltà, tra tanto che si apriva strada ad un'amicabile concordia di religione, per tutta Germania Cesare, Ferdinando et i prencipi e Stati catolici non potessero sforzar i prencipi, ordini e Stati della confessione augustana a lasciar la loro religione e ceremonie già instituite o da instituirsi ne' loro dominii; che non potessero operar alcuna cosa in sprezzo o vilipendio, né impedirgli il libero uso di quella religione; e similmente quelli della confessione augustana dovessero portarsi verso Cesare e Ferdinando e gl'altri prencipi e Stati della religione antica, cosí ecclesiastici come secolari, potendo ciascuno nello Stato suo stabilir qual religione gli piacerà e proibir l'altra. E se alcun ecclesiastico abandonerà la vecchia, non gli sia d'alcuna infamia, ma perda subito i beneficii, e da chi tocca sia proveduto d'un altro, e quanto a' beneficii già applicati da' protestanti alle scole o a' ministerii della Chiesa, restino nel medesimo stato.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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