Et usava qualche volta d'aggiongere: piú tosto che far una viltà, vorressimo morire, rovinar ogni cosa et appizzar fuogo in tutte le 4 parti del mondo.
Il naturale di Paolo IV era di grand'animo et ardire, confidava molto nel suo saper e nella buona fortuna che gli era stata compagna in tutte le imprese, alla quale, aggionto il potere e la fortuna del pontificato, riputava ogni cosa facile. Ma in lui fluttuavano a vicenda 2 umori: uno che per la consuetudine sempre usata di valersi in ogni azzione della religione, l'induceva adoperare la sola autorità spirituale; l'altro gli era eccitato da Carlo Caraffa, suo nipote, che, soldato di valore et essercitato nella guerra, fatto di soldato cardinale, riteneva li spiriti marziali, lo persuadeva a valersi della temporale, dicendo che quella senza questa è disprezzata, ma congionte possono esser istromenti di gran cose. Ma all'avveduto vecchio era molto ben noto che anco s'indebolisce la spirituale, quando si mostra aver bisogno del temporale. Ma stando sempre fisso a voler farsi gran nome, ora dava orrecchie al nipote, ora credendo piú a se medesimo. In fine pensò di trattar il temporale in secreto et il spirituale in palese, per poter poi, continuando questo, o aggiongervi le imprese temporali già ordite, o tralasciarle, come dagl'evenimenti fosse stato consegliato: perilché, insieme col nipote, trattò secretissimamente col cardinale di Lorena una lega col re di Francia. La quale, come fu quasi digesta, per levar tutti i sospetti Lorena partí da Roma e vi andò il cardinale di Tornon, col quale fu con la stessa secretezza conclusa.
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