Diede commissione di raggionargli del concilio; e nel concistoro con longo raggionamento, come egli era molto abondante, disse esser necessario celebrarlo presto, poiché oltra la Boemia, Prussia e Germania, quali erano grandemente infette (tal furono le formali parole), la Polonia ancora stava in pericolo; né la Francia e la Spagna stavano ben, dove il clero era mal trattato. Quanto alla Francia, quello che egli principalmente riprendeva era l'essazzione delle decime, che il re riscuoteva dal clero ordinariamente. Ma contra Spagna era maggiormente irritato, perché, essendo stato concesso da Paolo III e Giulio all'imperatore Carlo, per sussidio delle guerre di Germania, i mezi frutti e quarte, egli, non sodisfatto del recesso d'Augusta, revocò la concessione. Ma in Spagna si perseverava, riscuotendo anco per forza di sequestri e carceri.
Non s'asteneva di dir che l'imperatore era un eretico, che ne' principii favorí gl'innovatori di Germania per abbassar quella Santa Sede, a fine di farsi patrone di Roma e di tutta Italia; che tenne Paolo III in perpetui travagli, ma non gli riuscirebbe l'istesso verso lui. Aggiongeva che, se bene a questi inconvenienti tutti egli aveva autorità di rimediare, non voleva però farlo senza un concilio, per non pigliar tanto carico sopra sé solo; che l'averebbe convocato in Roma e chiamato lateranense; et aveva dato commissione di significarlo all'imperatore et al re di Francia per urbanità, ma non per aver da loro consenso o conseglio, perché vuole che obediscano.
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