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      Il Caraffa portò al re la spada et il capello benedetto dal papa la notte del Natale, secondo l'uso. Della pace non fece alcuna menzione, ma rappresentò al re che per la tregua de 5 anni, se ben non era violata la lega, era nondimeno resa vana, con gran pericolo del zio e di tutta la casa sua, poiché già per le operazioni de' spagnuoli ne avevano sentito qualche odore. Gli raccommandò con grand'efficacia di parole la religione et il pontificato, de' quali i suoi maggiori avevano tenuto unica e singular protezzione, et il pontefice stesso e la casa tanto devota a Sua Maestà; il che non era alieno dalla mente del re, solo restava ambiguo per la decrepità del papa, temendo che potesse mancar a ponto quando fosse maggior bisogno. Caraffa, penetrato questo, trovò rimedio, promettendo che il papa farebbe tal numero de cardinali parziali di Francia e nimici de' spagnuoli, che averebbe sempre un pontefice dalla sua. Le persuasioni del cardinale con la promessa della promozione e l'assoluzione che gli diede per nome del papa dal giuramento delle tregue, congionte con gl'officii del cardinale di Lorena e fratello, fecero risolver il re a muover la guerra, con tutto che i prencipi del suo sangue e tutti i grandi della corte aborrissero l'infamia di romper la tregua e ricever assoluzione dal giuramento. Fatta la conclusione, il Caraffa ricchiamò il legato destinato all'imperatore, che era gionto a Mastric, e lo fece divertir dall'andar a Cesare, dal quale era lontano due sole giornate, e voltar in Francia.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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