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      Il vescovo mostrando a 5 che dagl'altri 7 erano sprezzati, gl'indusse a partirsi dal colloquio, e scrisse a Ferdinando il successo, concludendo che non si poteva proceder piú inanzi per la partita di quelli e per non voler li rimasti dannar prima le sette. Rispose Ferdinando esser suo desiderio che si continui e che gl'augustani ricchiamino i 5 partiti, e che i catolici si contentino tra tanto di comminciare e discutere gl'articoli controversi. Il vescovo, vedutosi perso il suo ponto, fu autore a' collocutori catolici di rescriver al re che non era giusto incomminciar trattazione se non erano tutti i protestanti uniti, perché averebbe bisognato di nuovo trattar con gl'assenti quello che fosse concluso co' presenti, e far una doppia fatica: e senza aspettar altra risposta tutti si ritirarono; e della separazione del colloquio l'una parte diede la colpa all'altra, ciascuna sopra le sudette raggioni.
     
     
      [Il papa dipuone i suoi scelerati nipoti]
     
      Il papa, vedutosi per la guerra passata privato del credito col quale riputava poter spaventar tutto 'l mondo, con un atto eroico pensò racquistarlo, e sprovistamente il 26 genaro in consistoro privò il cardinale Caraffa della legazione di Bologna e del governo tutto, e lo relegò a Civita Lavinia; e levò a Giovanni Caraffa, fratello di quello, il capitanato e la cura dell'armata, relegatolo a Galessi. L'altro nipote privò di governatore di Borgo e lo relegò in Montebello, commandando che le donne e figli e le famiglie partissero da Roma, et essi non si discostassero dalla relegazione, sotto pena di ribellione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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