Ma quanto al concilio nazionale di Francia, pensò molto ben quanto fosse per le cose de' Stati suoi di pericoloso essempio; perilché immediate spedí a quel re Antonio di Toledo, prior di Lione, per significargli che trovava molto dannosa la celebrazione di quel concilio, per la divisione che potrebbe nascere, essendo il regno infetto, e però lo pregava di non lasciar venir all'essecuzione, non movendolo a questo nissun'altra cosa, se non il vero amore verso di lui et il buon zelo della gloria di Dio. Gli metteva in considerazione, oltra le contenzioni che potevano nascer nel regno suo, il pernizioso essempio che piglierebbono le altre provincie et il pregiudicio che farebbe al concilio generale, qual si trattava di fare, il qual è unico rimedio per i mali e divisioni della cristianità, e mostrerebbe che non vi fosse quella buona intelligenza tra l'imperatore et essi doi re, la qual è necessario dimostrare, e farebbe insuperbir i protestanti in pregiudicio della causa publica. Aggionse che non gli mancano forze per reprimer le insolenze de' suoi sudditi, e pure, quando vogli valersi delle forze di esso re di Spagna, le spenderà di buona voglia in questo caso e vi aggiongerà anco la propria persona, se farà bisogno, a fine che li sudditi suoi non possino gloriarsi d'averlo fatto venire ad alcuna indegnità; il che debbe molto pensare in questo principio di regno. Commisse anco all'ambasciator che quando questo non potesse ottener, procurasse per le stesse et altre raggioni di fare che si sospendesse per piú longo tempo, commettendo appresso che trattasse col cardinale di Lorena, il qual s'intendeva tener la mano a questo concilio, che egli, come prencipe della Chiesa e che ha tanta parte nel governo di quel regno, ha obligo di considerare il danno che potrebbe risultar al regno et a tutta la cristianità, usando le medesime raggioni.
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