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      Ma sopra tutte le cose dava grandissima molestia alla corte romana che, avendo il pontefice fatto parlare al re di Boemia per Marco d'Altems, suo nipote, che fu poi cardinale, persuadendolo per nome di Sua Santità ad esser buon catolico, con molte promissioni d'onori e commodi, accennandogli la successione dell'Imperio, la qual se gli difficolterebbe, quando altrimente facesse, ebbe risposta dal re che ringraziava Sua Santità, ma che egli aveva piú cara la salute dell'anima sua, che tutte le cose del mondo: la qual risposta in Roma dicevano esser formula di parlar da luterano e veniva intesa per un'alienazione dall'ubedienza di quella Sede, e discorrevano sopra quello che sarebbe seguito, morto l'imperatore.
      Mentre questi accidenti travagliano l'animo del pontefice, gli sopravenne nuova che gl'ugonotti suoi sudditi nelle terre d'Avignone s'erano congregati e messo in disputa se potevano pigliare le armi contra il pontefice, essendo loro patrone in temporale; e risoluto che potessero farlo, per non esser egli legitimo signore, sí perché quel contado non era stato giuridicamente levato a Rimondo, conte di Tolosa, come anco perché gl'ecclesiastici, per precetto di Cristo, non possono aver dominio temporale, e risoluta la ribellione per mezo d'Alessandro Guilotimo, giurisconsulto, si posero sotto la protezzione di Carlo di Mombrun, che aveva preso le armi per la religione et era di gran seguito in Delfinato; il quale entrò nel contado con 3000 fanti e s'impatroní di tutto 'l paese con grand'allegrezza degl'abitanti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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