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      Quelle lette, la somma era: che i fedeli cristiani, dispersi per tutto 'l regno, pregavano Sua Maestà di guardargli con occhio benigno; essi non desiderar altro se non moderazione delle crudeli pene, sin che la causa loro sia conosciuta; dimandar facoltà di professare la sua religione in publico, per non dar alcuna sospizzione con le congregazioni private. Allora Gioan Monluc, vescovo di Valenza, avendo narrato le infermità del regno e lodato l'essempio d'aver castigato i sediziosi, soggionse che rimaneva la causa del male, anzi si faceva sempre peggiore, mentre che la religione si poteva prender per pretesto; che a questo bisognava provedere, il che per il passato non era stato ben incaminato, perché i papi non avevano avuto altro fine che tener i prencipi in guerra, et i prencipi, pensato di raffrenar il male con le pene, non aver sortito il fine desiderato, né i magistrati in proceder con equità, né i vescovi con far il suo debito hanno corrisposto. Il rimedio principale esser il ricorrer a Dio, congregar di tutto 'l regno uomini pii per trovar via d'estirpar i vizii degl'ecclesiastici, proibir le canzoni infami et impudiche, et in luogo di quelle instituir i salmi et inni sacri in volgare, e se quell'interpretazione che va attorno non par sincera, levar gl'errori e lasciar correr per mano di tutti le parti buone. Un altro rimedio esser il concilio generale, sempre usato per compor simil differenze; non saper veder come la conscienza del pontefice possa quietarsi pur per un momento, vedendo ogni giorno perir tante anime; e se non si può ottener il concilio generale, coll'essempio di Carlo Magno e Ludovico Pio, congregar il nazionale.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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