Che i cardinali e prelati deputati da Paolo III diedero il medesimo conseglio. Che Paolo IV lo giudicò necessario, se ben poi si voltò alle pompe et alla guerra; e non facendosi, esser pericolo di veder vera la profezia di Bernardo, che Cristo descenda dal cielo a scacciar dal tempio i sacerdoti, come già i mercanti. Passò poi a dire de' rimedii agl'altri mali del regno. Coligni, quando toccò a lui a parlare, disse che avendo egli ricercato quelli che gli porsero le suppliche di sottoscriversi, gli fu risposto che 5000 uomini si sottoscriverebbono, bisognando.
Francesco di Ghisa alla sua volta, quanto al punto della religione, disse che si rimetteva al giudicio de' dotti, protestava però che appresso lui nissun concilio sarebbe mai di tanta autorità che lo facesse declinar un ponto dall'antica religione. Il cardinale di Lorena, dopo aver parlato d'altri particolari, descendendo a quello della religione, disse: le suppliche presentate esser superbissime e se agl'oratori fosse concesso publico essercizio, altro non sarebbe che approvar la loro dottrina; esser cosa chiara che la maggior parte la piglia per pretesto, perilché esser di parer che contra questi si proceda con maggior severità, mitigando le pene contra quelli che si congregano senza arme, per sola causa di religione, et attendendo ad insegnargli et ammonirgli; et a questo effetto mandar i prelati alla residenza, sperando che senza concilio, né generale, né nazionale, con questi rimedii si provederà al tutto. Non essendo i pareri ben concordi, a' 27 del mese fu fatto il decreto che a' 10 di decembre si dovessero tener i stati in Meaus, e quanto al concilio generale, avendo il pontefice dato speranza che presto si congregherà, se ciò non sarà effettuato, i vescovi debbino congregarsi a' 13 di genaro per trattar di celebrar un nazionale; tra tanto si sospendessero i supplicii per causa di religione, fuorché contra quelli che movessero turbe con le armi.
| |
Paolo III Paolo IV Bernardo Cristo Ghisa Lorena Meaus
|