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      Dava ancora gran pensiero quello che scriveva don Antonio di Toledo che tutti i grandi et i vescovi stessi fomentavano le opinioni nuove per assettare et aummentare le cose loro. Con tutto questo, nondimeno, l'opinione de' cardinali tutti, eccetto che quello di Ferrara, fu che il concilio s'aprisse, levando la sospensione; et il pontefice disse di volerlo fare per san Martino: e considerando bene i pericoli imminenti e le speranze di superarli, risolse in se medesimo e consolò anco con questo i cardinali et altri dependenti suoi, che il male sarebbe stato ben grande alla Francia, ma poco alla Sede apostolica, la qual finalmente averebbe perso poco, non cavandosi dall'espedizione di quel regno piú di 25000 scudi all'anno, essendo dall'altro canto grandissima l'autorità del re nel distribuir i beneficii, concessagli da' pontefici, la qual egli perderebbe, poiché, levata l'autorità ponteficia, entrerebbe la Prammatica et i vescovi sariano eletti da' canonici e gl'abbati da' monasterii, et il re spogliato d'una tanta distribuzione. Perilché a lui non rincresceva se non la perdita di quelle anime. Ma se Dio voleva castigargli de' loro delitti e della loro infideltà, egli non poteva fargli altro.
      Gionsero in Roma al principio di novembre altre lettere dalla corte cesarea, dove l'imperatore, se ben con parole generali, diceva che intorno al concilio, quanto alla persona sua, voleva far quello che al papa piaceva; nondimeno ci aggiongeva che il tener il concilio fuori di Germania, overo il continuare il concilio di Trento, levando le sospensioni, non farebbe frutto, anzi ecciterebbe ne' protestanti maggior odio, con pericolo anco che procurassero d'impedirlo con le armi, di che gli erano pervenute alle orrecchie diverse trattazioni, sí come facendo un nuovo concilio vi era speranza d'indur molti di loro ad andarvi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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