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      Il senato d'Augusta e quello d'Olma risposero che non potevano separarsi dagli altri che tengono la loro confessione. Il Comendone, partito dalla dieta, andò a Lubeca e da quella città mandò a dimandar salvocondotto a Federico, re di Dania, per fargli l'ambasciata per nome del pontefice et invitarlo a favorir il concilio. Il qual rispose che né il padre suo, Cristiano, né egli aveva avuto a trattar cosa alcuna col pontefice e però non si curava di ricever da lui ambasciata. Ambidue questi noncii ebbero risposta favorevole da' prelati, prencipi e città catoliche, con offerta di divozione al papa; e che quanto al concilio, si trattasse con l'imperatore, essendovi bisogno di consultar insieme per timor de luterani. Girolamo Martinengo, mandato alla regina d'Inghilterra per la medesima causa, ricevette commandamento da lei, essendo in Fiandra, di non passar il mare. E quantonque il re di Spagna et il duca d'Alva facessero efficaci officii che fosse admesso et udito, commendando la causa di quella legazione, cioè l'unione di tutta la Chiesa cristiana in un concilio generale, perseverò la regina nella prima deliberazione, rispondendo non poter trattar nissuna cosa col vescovo di Roma, la cui autorità, col consenso del parlamento, era esclusa d'Inghilterra. Il Canobio, dopo fatta l'ambasciata al re di Polonia, dove fu ben raccolto, non poté penetrar in Moscovia per la guerra che quel prencipe faceva col re; ma andato in Prussia, da quel duca ebbe risposta che era della confessione augustana e non era per acconsentire a concilio ponteficio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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