Il re di Francia l'ultimo genaro scrisse al suo ambasciatore a Roma che nella bolla vi erano alcune cose da riformare prima che egli la potesse ricevere; imperoché quantonque portasse il titolo "Indictionis", nel corpo nondimeno erano poste certe parole che mostravano esser fatta per levar le sospensioni del concilio già incomminciato, le quali essendo sospette alla Germania, senza dubio sarebbe da loro cercata la dicchiarazione, che era un mandar il concilio in longo, e quando non si volesse sodisfar l'imperatore e loro, sarebbe un far nascer tante divisioni nella cristianità e tante difficoltà, che non sarebbe se non un concilio in apparenza, senza frutto, né utilità. Che quanto a lui, si contenta del luogo di Trento, né mette difficoltà se sia nuova indizzione o continuazione, atteso che Sua Santità è di volontà, come gli ha fatto dire per il Nicheto, di consentire che le determinazioni fatte possino esser di nuovo disputate et essaminate; il che, come esseguendosi con fatti, ogni uno resterà sodisfatto, cosí il farne dicchiarazione precedente esser necessario per levar le ombre et assicurar ogni uno, procurando in ogni maniera che l'imperatore sia sodisfatto, né sperando altrimente buon successo del concilio: il quale quando gli mancherà, ricorrerà al rimedio proposto da suo fratello d'un concilio nazionale, che solo può proveder alle necessità del suo regno.
Ordinò anco all'ambasciatore che si dolesse con Sua Santità che avendo il re suo fratello procurato con tanta instanza l'apertura del concilio, nondimeno nella bolla non si facesse menzione alcuna particolare onorevole di lui; il che ogni uno vedeva esser stato per non nominar il re di Francia immediate dopo l'imperatore.
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