Imperoché, avendo egli già piú d'un anno tentato di ridurgli per mezo de castighi e dopo che si misero in difesa, come s'è detto, mantenuto genti in armi contra di loro, per il che fare il pontefice piú volte lo sovvenne de' denari, e se ben per l'asprezza del paese piú tosto si procedeva con scaramuccie che con guerra formata, successe finalmente quasi una formal giornata, dove le genti del duca ebbero una gran rotta, nella quale essendo morti 14 soli de' valdesi, gli altri, che erano da 7000 soldati, furono disfatti, e quantonque il duca rinovasse l'essercito, restarono sempre i suoi inferiori. Perilché, vedendo che non faceva altro se non aguerrire li suoi ribelli, consummar il suo paese e spender il denaro, si risolse di ricevergli in grazia, e fu fatta la convenzione a' 5 giugno, nella quale perdonò le cose commesse, concedendo la libertà di conscienza, assegnati certi luoghi solamente, dove potessero fare le congregazioni, negl'altri non potessero predicare, ma solo consolare gli infermi e far altri ufficii di religione, gl'assentati potessero ritornare et i banditi ricuperassero i loro beni; che il duca potesse mandar via i pastori che gli piacesse, potendo essi provedersi d'altri; che in ogni luogo si potesse essercitar la religione romana, non potendo però alcuno esser sforzato a quella. Il pontefice sentí grandissimo disgusto che un prencipe italiano, et aiutato da lui, e non cosí potente che di lui non avesse sempre bisogno, permettesse viver eretici liberamente nello Stato suo; sopra tutto gli premeva l'essempio che gli potrebbe esser sempre rinfaciato da' prencipi maggiori che volessero permetter altra religione.
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