Pagina (855/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Scrisse ancora a' prelati che la loro potestà non s'estendeva a far decreti in materia di religione, né meno nella disciplina spettante a tutta la Chiesa, e che se essi avessero trasgressi i loro termini, egli, oltre l'annullazione, procederebbe contra loro con ogni severità. L'officio del noncio e dell'ambasciator non fecero frutto, opponendosi non solo i contrarii al pontefice, ma il medesimo di Lorena con gl'aderenti suoi, e per nome regio fu al noncio detto che il pontefice poteva star sicuro della ridozzione, perché nissuna cosa sarebbe risoluta se non col parere de' cardinali.
      Andavano con tutto ciò precipitando le cose ecclesiastiche et in Roma fu stimata una gran caduta che ne' stati continuati in Ponteisa, essendo nata controversia di precedenza tra i cardinali et i prencipi del sangue regio, il conseglio terminò contra i cardinali, e Sciatiglion et Arminiago cedettero, se ben Tornon, Lorena e Ghisa si partirono con sdegno e mormorazione contra i colleghi. E fu udito con applauso il deputato del terzo stato, quale parlò contra l'ordine ecclesiastico, opponendo l'ignoranza et il lusso e dimandando che gli fosse levata ogni giurisdizzione e levate le entrate, e fatto un concilio nazionale, al quale il re o i prencipi del sangue presedino, e tra tanto sia concesso il poter radunarsi e predicare a quelli che non ricevano le ceremonie romane, facendovi intervenir alcun publico ministro del re, accioché chiaramente si vegga se alcuna cosa sia trattata contra il re. Fu trattato d'applicar al publico parte delle entrate ecclesiastiche e molte altre case contra quell'ordine, aggiongendosi sempre maggior numero de fautori a' protestanti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Chiesa Lorena Roma Ponteisa Sciatiglion Arminiago Tornon Lorena Ghisa