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      Queste cose scrisse, come fu opinione, a persuasione di Giovanni Monlú, vescovo di Valenza, con soverchia libertà francese. Commossero molto il pontefice, atteso il tempo pieno di sospizzioni, mentre che si parlava di concilio nazionale et era intimato il colloquio a Poisí; e ben consultato, risolvé di proceder con dissimulazione e non dar altra risposta se non che, essendo in concilio imminente, in quello s'averebbe potuto proponer tutto quello che fosse giudicato necessario, con certa speranza che là non si farebbe risoluzione se non secondo l'essigenza del servizio di Dio e della tranquillità della Chiesa.
     
     
      [Il papa rimette le sue speranze nel concilio]
     
      Per queste occorrenze si confermò il papa nell'opinione concetta che fosse utile per sé e per la corte il concilio, e necessario il celebrarlo per difesa sua contra le preparazioni che vedeva farsi e suspicava maggiori: e di questo ne diede segno l'allegrezza che mostrò il 24 agosto, avendo ricevuto lettere dall'imperatore, dove diceva d'acconsentire in tutto e per tutto al concilio e che la dilazione usata da lui a decchiararsi sino a quel tempo non era stata se non per tirar i prencipi di Germania: ora che vedeva non poter far frutto d'avantaggio, lo pregava a continuar gl'ufficii et opere per accelerare la celebrazione. La qual lettera, congregati tutti gl'ambasciatori de' prencipi e la maggior parte de' cardinali, sí che fu come un concistoro, mostrò a tutti, dicendo che era degna d'esser scritta in lettere d'oro, aggiongendo che quel concilio sarebbe fruttuosissimo e che non era da differire; che sarebbe stato cosí universal concilio, che la città di Trento non ne sarebbe stata capace e che averebbe bisognato pensar di trasferirlo altrove in luogo piú commodo per ampiezza di città e fertilità di regione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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