La regina volle che uno de' 4 secretarii regii facessero l'ufficio di scrivere, concesse che il re presedesse, ma non che ciò fosse posto in scritto, allegando che non era ispediente per loro, né utile per le cose del re, attesi i presenti tempi. Il cardinale di Lorena desiderava la presenza del re al publico congresso, aciò fosse piú numeroso e decorato, per ostentar il suo valore, promettendosi certo il trionfo. Molti teologi persuadevano la regina che il re non intervenisse al colloquio, acciò (dicevano) quelle tenere orecchie non fossero avenenate di pestifera dottrina. Inanzi che le parti fossero chiamate al congresso, i prelati fecero una processione e si communicarono tutti, eccetto il cardinale Sciatiglione e 5 vescovi; gl'altri si protestarono l'un all'altro che non intendevano trattar de' dogmi, né disputar delle cose della fede.
A 9 settembre si diede principio: era presente il re con la regina, i prencipi del sangue et i conseglieri regii; intervennero 6 cardinali e 40 vescovi. Il re, cosí instrutto, fece un'essortazione: che essendo congregati per trovar modo di rimediare a' tumulti del regno e corregger le cose degne d'emendazione, desiderava che non si partissero prima che fossero composte tutte le differenze. Il cancelliero piú longamente parlò per nome regio nella sentenza medesima; particolarmente disse ricercar il mal urgente rimedio presto e vicino; quel che si potrebbe aspettar dal concilio generale, oltra la tardità, venir anco da uomini, che, come forestieri, non sanno i bisogni di Francia e sono tenuti seguir il voler del pontefice: li prelati presenti, come periti de' bisogni del regno e congionti del sangue, esser piú atti ad esseguir questa buona opera; e se ben il concilio intimato dal pontefice si facesse, esser anco altre volte occorso, e non esser senza essempio, e sotto Carlo Magno esser avvenuto che piú concilii in un tempo sono stati celebrati; che molte volte l'error d'un concilio generale è stato corretto da un nazionale: esserne essempio che l'arianismo, stabilito dal concilio generale d'Arimini, fu dannato in Francia dal concilio congregato da sant'Ilario.
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