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      Essortò tutti ad aver il medesimo fine et i piú dotti a non sprezzar gl'inferiori, né questi invidiar a quelli, tralasciar le dispute curiose, non aver l'animo tanto alieno da' protestanti che sono fratelli regenerati nel medesimo battesmo, cultori del medesimo Cristo. Essortò i vescovi a trattar con loro con piacevolezza, cercando di ridurgli, ma senza severità, considerando che ad essi vescovi s'attribuiva molto, lasciandogli esser giudici nella causa propria; il che gli constringeva a trattar con sincerità, e cosí facendo, serrerebbono la bocca agli avversarii; ma trasgredendo l'ufficio de giudici giusti, il tutto sarebbe irrito e nullo. Si levò il cardinale di Tornone e, dopo aver ringraziato il re, la regina et i prencipi dell'assistenza che prestavano a quel consesso, disse le cose proposte dal cancelliero esser molto importanti e da non trattar, né rispondergli alla sprovista, e però ricchieder che fossero messe in scritto per deliberarvi sopra; ricusando il cancelliero et instando anco il cardinale di Lorena che si mettessero in scritto.
      Accortasi la regina che ciò si faceva per metter il negozio in longo, ordinò a Beza che parlasse; il qual ingenocchiato e fatta orazione e recitata la professione della sua fede, e lamentatosi che fossero riputati turbulenti e sediziosi e perturbatori della tranquillità publica, non avendo altro fine che la gloria di Dio, né cercando libera facoltà di congregarsi, se non per servir Dio con quiete di conscienza et ubedir a' magistrati da Dio constituiti, passò ad esplicar le cose in che convengono con la Chiesa romana et in che dissentono.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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