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      Al qual Beza rispose dimandando se egli proponeva ciò per nome commune di tutti e se esso et altri prelati erano per sottoscriver agl'altri capi di quella confessione: né potendosi aver risposta né dall'una, né dall'altra parte, finalmente Beza disse che gli fosse data in scritto per deliberar quello a che si proponeva che sottoscrivesse, e fu rimesso il colloquio al giorno seguente.
      Nel quale Beza comminciando a parlare, irritò molto i vescovi, perché, come giustificando la vocazione sua al ministerio, entrò a parlare della vocazione et ordinazione de' vescovi, e narrò le mercanzie che vi intervengono, ricercando come quelle si possino aver per legitime. Poi passato all'articolo dell'eucaristia et al capo della confessione augustana propostogli, disse che fosse prima sottoscritta da quelli che la proponevano; né potendosi accordare, un giesuita spagnuolo, che era col cardinale di Ferrara, arrivato in quei medesimi giorni che il colloquio era in piedi, levatosi e dette molte villanie a' protestanti, riprese la regina che s'intromettesse in cose che non s'aspettavano a lei, ma al papa, a' cardinali et a' vescovi. La qual arroganza fu impazientemente sentita dalla regina, ma per rispetto del pontefice e del legato la dissimulò. Finalmente, non potendosi concluder cosa alcuna in quel modo di trattar, fu ordinato che due vescovi, tre teologi i piú moderati, con cinque ministri si riducessero insieme, per veder se si poteva trovar modo di concordia. Fu tentato da loro di formar un articolo dell'eucaristia con parole generali cavate da' padri, che potessero all'una parte et all'altra satisfare; né potendo convenire, fu messo fine al colloquio: del quale vi fu molto che parlare, dicendo alcuni esser un cattivo essempio metter in trattazione gl'errori una volta condannati; che non si hanno da ascoltare le persone che negano i fondamenti della religione, massime tanto tempo durata e tanto confermata, specialmente in presenza di persone idiote; e benché nel colloquio contra la vera religione alcuna cosa non sia risoluta, nondimeno ha dato baldanza agl'eretici et ha attristato i buoni; dicendo altri che publico servizio sarebbe spesso trattare quelle controversie, perché cosí le parti si familia[rizza]rebbono insieme, cesserebbono gl'odii e gl'altri cattivi affetti e s'aprirebbono molte congionture per trovar modo di concordia, non vi essendo altra via di rimediare al mal radicato; perché, divisa la corte et adoperata la religione per pretesto, non era possibile per altra via rimediare che, deposte le ostinazioni, tolerando gl'uni gl'altri, levar di mano agl'inquieti e turbatori quel mantello con che coprono le male operazioni.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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