Questo disse, motteggiando il papa, che aveva poco inanzi concesso un gravissimo sussidio da esser pagato dal clero al re di Spagna, dopo aver ottenuto le semplici annate al suo re. Ma il papa, insospettito per la petizione d'Avignone e considerando che i vassalli di quella città erano tutti protestanti, temendo che la terra non fosse occupata dal re di Navarra, spedí immediate Fabricio Sorbellone con 2000 fanti et alquanti cavalli per custodia della città, e diede il governo a Lorenzo Lenci, vescovo di Fermo, come vicelegato.
Dopo il colloquio, licenziati i protestanti, restavano i prelati per trattar de' sussidii da dar al re; della qual dimora giudicando la regina che il papa dovesse prender sospezzione per le frequenti indoglienze fatte, assicurò a Roma che non rimanevano se non per trattar de' debiti del regno, con aggiongere che, finita la congregazione, ordinerà a' vescovi che immediate si mettino in punto per andar al concilio. Con tutto ciò fu trattato ancora della communione del calice, proponendo il vescovo di Valenza, con participazione del cardinale di Lorena, che quando quella si concedesse, interromperebbe il corso cosí felice d'aummento a' protestanti, atteso che gran parte di quelli che gl'aderiscono, incomminciano a credergli da questo capo; perilché, quando avessero la communione intiera dalla Chiesa, non gli porgerebbono orecchie. E gl'intendenti de' maneggi consideravano che per quella via sarebbe posta dissensione tra i medesimi professori di riformata religione.
| |
Spagna Avignone Navarra Fabricio Sorbellone Lorenzo Lenci Fermo Roma Valenza Lorena Chiesa
|