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      In fine, quando la communione del calice si concedesse in modo che fosse salva la fede, in se stessa poco importerebbe, ma aprirebbe porta a ricchieder che fossero levate tutte le introduzzioni che sono de iure positivo, con le qual sole è conservata la prerogativa data da Cristo alla Chiesa romana; che da quelle de iure divino non viene utilità, se non spirituale; e per queste raggioni esser savio conseglio opporsi alla prima dimanda, per non mettersi in obligo di conceder la seconda e tutte le altre.
     
     
      [Il papa conclude alla negativa, rimettendo il tutto al concilio]
     
      Il papa fu mosso da queste raggioni principalmente a risolversi alla negativa; e per farla sentir meno grave, fece prima far ufficio coll'ambasciator che da se stesso desistesse dall'instanza; a che non consentendo egli, lo fece ricercar che almeno la proseguisse lentamente, perché era impossibile concederla per non alienarsi tutti i catolici; seguí nondimeno l'ambasciator, al qual il papa rispose prima interponendo dilazione, finalmente risolvette che, quantonque egli potesse, non però doveva farlo, poiché il concilio era prossimo, e sí come a quello era stata rimessa la petizione dell'imperatore, cosí rimetteva quella di Francia al medesimo; dove s'averebbe potuto, per sodisfar al re, trattar quell'articolo il primo; il che poco piú tempo portava di quanto egli averebbe di bisogno per conceder la grazia con maturità; né desistendo l'ambasciatore di replicare in ogni audienza, il papa aggionse esser ben certo che tutti i prelati non fanno tal petizione, avendo la maggior parte nella congregazione risoluto di non parlarne; ma essergli portato sotto nome de' prelati di Francia il motivo d'alcuni pochi, e quelli anco incitati da altri, accennando la regina, con la quale in suo secreto conservava lo sdegno per la lettera de' 4 agosto da lei scrittagli.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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