Publicata per Roma questa petizione de' prelati francesi, nel tempo medesimo arrivò nuova da Germania che i medesimi avevano mandato a' protestanti per eccitargli di perseverare nella loro dottrina, promettendo di favorirla nel concilio e di tirarvi dentro altri prelati; il qual aviso si divolgò anco in Trento e messe i francesi in cattivo credito della corte romana et anco degl'italiani che si ritrovavano in Trento; et in ambidoi i luoghi si parlava di loro come d'inquieti et innovatori, dicendosi anco, come sempre le sospezzioni fanno aggionger qualche cosa a quello che è udito, che, attese le dispute, quali ne' tempi passati quella nazione aveva avute sempre con la corte di Roma in articoli assai principali et importanti, e considerati gl'accidenti presenti, non si poteva creder che andassero al concilio se non con animo di turbar et innovare molte cose. L'ambasciator, per non lasciar che il rumor populare facesse impressione nell'animo del papa contra la nazione sua, volle sicurarlo; ma egli ironicamente lo confortò a non faticarsi, perché non era verisimil cosa, né da lui creduta che un sí poco numero, come i francesi sono, potesse pensar a cosí gran tentativi, a' quali quando avessero mira, troverebbono un gran numero d'italiani che se gli opporrebbono; ma ben dispiacergli che essendo il concilio convocato per il solo bisogno di Francia, essi lo facciano ritardare; che mostrano la poca buona volontà di veder rimediato quel male di che si lamentano; ma che egli era risoluto, o con la loro presenza o senza d'essa, aprir il concilio e continuarlo et ispedirlo.
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