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      Nel principio di decembre fu di ritorno a Roma il noncio che risedeva in Francia; il quale avendo riferito lo stato delle cose di quel regno, scrisse il pontefice al legato che, representando al conseglio regio non esservi altra causa di celebrar il concilio se non il bisogno di Francia, non avendone bisogno né Italia, né Spagna, ricusandolo Germania, perilché a loro toccherebbe il sollecitarlo, cosa che da loro negletta, facendola il pontefice per la pietà paterna et essendo in Trento li legati e numero grande de prelati italiani, et i spagnuoli la maggior parte gionti et il rimanente in viaggio, anco da essi immediate fosse mandato ambasciatore et i prelati. Commandò inoltre al legato che usasse ogni opera acciò le prediche e congregazioni de' protestanti fossero impedite, e dasse cuore a' teologi, gli communicasse indulgenze e grazie spirituali e gli promettesse anco aiuti temporali; che egli per alcun modo non si ritrovasse a loro prediche e fugisse anco i conviti dove alcun di loro intervenisse.
      In questo tempo stesso gionsero in Trento 2 prelati polacchi, i quali, visitati i legati e mostrata la devozione di quella Chiesa alla Sede apostolica, narrarono i molti tentativi de' luterani per introdur la dottrina loro in quel regno et i fondamenti già in qualche parte gettati; contra le machinazioni de' quali conveniva che i vescovi fossero sempre intenti per ovviare; che erano molto desiderosi d'intervenire tutti nel concilio e coadiuvare nella causa commune: il che non potendo fare per rispetto cosí importante e necessario, desideravano intervenire con autorità per mezo de procuratori che rendessero voto come li prelati presenti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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