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      Ebbe per soggetto trattar dell'autorità della Chiesa, del primato del papa e della potestà de' concilii; disse l'autorità della Chiesa non esser minore di quella della parola di Dio; che la Chiesa ha mutato il sabbato, da Dio già ordinato, nella domenica e levata la circoncisione, già strettamente dalla Maestà divina commandata; che questi precetti, non per la predicazione di Cristo, ma per autorità della Chiesa sono mutati. Rivoltosi anco a' padri, gli confortò ad adoperarsi constantemente contra i protestanti, con certezza che, sí come lo Spirito Santo non può errare, cosí eglino non possono ingannarsi. Si cantò il Veni creator Spiritus. Il secretario, che era il vescovo di Tilesi, lesse la bolla della convocazione di sopra portata, e l'arcivescovo sopradetto interrogò il decreto dell'aprir il concilio, dicendo: "Padri, vi piace che dal giorno d'oggi si celebri il concilio generale di Trento, levata qual si voglia sospensione, per trattar col debito ordine, proponendo i legati e presidenti quello che parerà alla sinodo a proposito, per levare le controversie della religione, corregger i costumi e conciliar la pace cristiana della Chiesa?" Fu risposto: "Placet"; ma contradissero 4 prelati a quella parte "proponentibus legatis", le quali io scrivo cosí in latino, dovendone piú volte parlare per le gran controversie e dispute che seguirono dopo. I contradittori furono Pietro Guerero, arcivescovo di Granata, Francesco Bianco, vescovo di Orense, Andrea della Questa, vescovo di Leon, Antonio Colormero, vescovo d'Almeria.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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