E questa è la prima proibizione per forma di canone. Ché per conseglio altre ve ne sono ne' padri, da regolare secondo la legge divina di sopra citata. I libri degl'eretici, di dottrina da' concilii dannata, erano spesso per causa di buon governo dagli imperatori proibiti. Cosí Constantino proibí i libri d'Ario, Arcadio quelli di eunomiani e di manichei; Teodosio quelli di Nestorio, e Marziano gli scritti degl'eutichiani, et in Spagna il re Ricaredo quei degl'ariani. A' concilii e vescovi bastava mostrare quali libri erano di dannata o di apocrifa dottrina: cosí fece Gelasio del 494, e non piú oltre passavano, lasciando alla conscienza di ciascuno il schifargli o leggergli per bene. Dopo l'anno 800 i romani pontefici, sí come assonsero molta parte del governo politico, cosí anco fecero abbruggiare e proibirono il legger libri, gl'autori de' quali dannavano; con tutto ciò sino a questo secolo si troverà pochissimo numero de libri cosí fattamente proibiti. Il divieto universale in pena di scommunica e senza altra sentenza a chi leggesse libri continenti la dottrina degl'eretici o per sospizzione d'eresia non si costumava. Martino V nella sua bolla scommunica tutte le sette d'eretici, viglefisti, massime, et ussiti, né fa altra menzione di quelli che leggessero i libri loro, se ben molti ne andavano attorno. Leone X, condannando Lutero, insieme proibí, sotto pena di scommunica, tutti i libri suoi. Gl'altri pontefici seguenti, nella bolla chiamata In coena [Domini] dannati et escommunicati tutti gl'eretici, insieme escommunicarono anco quelli che leggessero i libri loro, et in altre bolle contra eretici in generale folminarono l'istesse censure contra li lettori de' libri.
| |
Constantino Ario Arcadio Teodosio Nestorio Marziano Spagna Ricaredo Gelasio Lutero Domini
|