Neanco sarrebbe utile che la sinodo s'affaticasse per render le cause delle proibizioni, facendo censure o approbando le già fatte in diversi luoghi da catolici, perché questo sarebbe un chiamarsi contradizzione. È cosa da dottore render raggione del suo detto; il legislatore che lo fa, diminuisce l'autorità sua, perché il suddito s'attacca alla raggione addotta e quando crede averla risoluta, pensa d'aver anco levato la virtú al precetto. Né meno esser ben corregger et espurgar alcun libro, per le stesse cause di non eccitar gl'umori delle persone a dire che sia tralasciata cosa che meritasse, o mutata quella che non meritasse correzzione. Poi la sinodo conciterebbe contra sé la mala disposizione di tutti gl'affezzionati a' libri che si vietassero, che gl'indurrebbe a non ricever gl'altri decreti necessarii che si faranno. Concluse che, bastando l'Indice di Paolo, non lodava l'occuparsi vanamente per far di nuovo cosa fatta, o per disfar cosa ben fatta. Molte altre raggioni furono allegate in confermazione di questo parere da piú vescovi, creature di Paolo IV et admiratori della sua prudenza nel maneggio della disciplina ecclesiastica, li quali tenevano che fosse necessario conservare, anzi aummentare il rigore da lui instituito, volendo conservar la purità della religione.
Giovanni Tomaso San Felicio fu d'opinione al tutto contraria, che in concilio si dovesse trattar de' libri tutto di nuovo, come se non vi fosse precedente proibizione; perché quella, come fatta dall'Inquisizione di Roma, per il nome è odiosa ad oltramontani, e del resto è anco tanto rigida, che è inosservabile, e nissuna cosa manda piú facilmente una legge in desuetudine, quanto l'impossibilità o gran difficoltà in osservarla et il gran rigore nel punir le transgressioni; esser ben necessario conservar la riputazione di quell'officio, ma questo potersi far assai appositamente con non farne menzione; del rimanente facendo le sole provisioni necessarie e con pene moderate.
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