Giorgio Drascovizio, vescovo di Cinquechiese, terzo ambasciator dell'imperatore, che era gionto in Trento sino il mese passato, il 24 febraro presentò in congregazione generale il suo mandato et allora fece un'orazione nella quale si estese nelle lodi dell'imperatore, dicendo che Dio l'ha donato in questi tempi per sollevamento di tante miserie; lo comparò a Constantino nel favorir le chiese; narrò li molti officii fatti per la convocazione del concilio et avendolo ottenuto, primo di tutti i prencipi volle mandar ambasciatori, doi per l'Imperio, regno di Boemia et Austria, e sé separatamente per il regno di Ongaria; presentò il mandato e ringraziò la sinodo che anco inanzi di veder il documento della legazione, gli dasse il luogo conveniente alla qualità d'ambasciatore. Fu letto il decreto formato da' deputati in termini generali, il che fu fatto cosí per sodisfar alla ricchiesta degl'imperiali, come perché non era ben digesta la materia.
Il che fatto, il legato Mantova fece una modesta e grave ammonizione a' padri di tener secrete le cose che si trattavano nelle congregazioni; cosí, acciò publicandosi non fosse opposto qualche attraversamento, come anco perché, quando ben non vi fossero simil pericoli, le cose hanno riputazione maggiore e sono in maggior riverenza tenute, quando non sono da tutti sapute; poi ancora perché, non usando molte volte ogni uno tutta la circonspezzione conveniente, o non servando il decoro, è con indegnità di tutto 'l consesso se si publica. Aggionse anco non esservi collegio o conseglio, cosí secolare, come ecclesiastico, né ristretto, né numeroso, che non abbia la sua secretezza; la quale è imposta con legami o di giuramenti o di pene.
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