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      Ma in contrario li buoni dottori hanno sempre sostenuto che siano contra la libertà ecclesiastica quei statuti, quali escludono dalle publiche amministrazioni gl'ecclesiastici, a' quali convengono per il loro nascimento, e le proibizioni che li carichi publichi non possino esser dati a' preti. Fu questo udito con applauso da tutti i prelati, eziandio di quelli che sentivano la residenza de iure divino, tanto gl'affetti sono potenti negl'uomini, che non lasciano discernere le contradizzioni.
     
     
      [Esame del secondo articolo delle promozioni a titolo di patrimonio]
     
      Sopra gl'altri articoli fu leggier discussione, però con qualche detto notabile. Per quel che tocca al secondo, del proibir le ordinazioni a titolo del patrimonio, certo è che, dopo constituita e fermata la Chiesa e deputati i ministerii necessarii in ciascuna, ne' buoni tempi non era ordinata persona, se non deputandola ad alcun proprio ministerio, in breve andò questo santo uso in abuso, poiché diversi, per aver essenzioni e per altri mondani rispetti e li vescovi per aver molto clero, ordinavano chiunque ricchiedeva. Per tanto nel concilio calcedonense fu proibita questa sorte d'ordinazione, quale allora si chiamava assoluta o sciolta, che cosí propriamente significa la voce greca, commandando che nissun fosse ordinato, se non a carico particolare, e che le sciolte ordinazioni fossero nulle et irrite; il che fu poi confermato per molti canoni posteriori, onde restò questa regola come massima fermata nella Chiesa, che nissun potesse esser ordinato senza titolo; e negl'antichi e buoni tempi titolo s'intendeva carico o ministerio da essercitare.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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